venerdì 8 agosto 2008

Punta Osvaldo Esposito

[La meta]

Giovedì orobico.
Mollo tutto e parto. Mi trovo da Renzo a Treviglio alle 6e30. Alle 8e30, dopo una buonissima colazione in un simpatico bar di Branzi, siamo a Carona. Percorriamo (previo permesso) con la Panda 4x4 di Renzo lo sterrato che porta al lago Fregabolgia fino alla parenza del sentierino che ci porterà verso le pietraie che conducono all'attacco della via.
Obiettivo di oggi? La Cima Osvaldo Esposito in alta Val Brembana. La via sale lungo il diedro NNE. 7 lunghezze inframezzate da una calata. Difficoltà non elevata, dal III al IV+. Ideale per battezzarmi come primo di cordata su una "vera via" di montagna.

[Renzo sul diedro del secondo tiro]

Infatti, al termine del primo tiro, Renzo mi "passa le armi". Parto. E' una bellissima sensazione. Salire senza sapere con esattezza ciò che mi aspetta e cercando la via più logica.
Nella parte dopo la discesa in doppia Renzo si cimenta da primo su un diedro bagnatissimo per via dei temporali della sera prima. La roccia è decisamente fradicia, ciò non ostante riesce a salire. Lo seguo e raggiuntolo in sosta, riparto per i due tiri finali, l'ultimo dei quali assolutamente non protetto, anche se non particolarmente difficile tecnicamente (III+).


[In vetta!!]

Giunti in vetta ci felicitiamo reciprocamente per l'avvenimento, facciamo una frugale mangiata e poi ci infiliamo sull'aerea cresta della via di discesa.
Una magnifica giornata piena di soddisfazioni, con un meteo all'altezza della situazione.

[Tutte le foto]

domenica 3 agosto 2008

Il Dente

[Infreddoliti all'alba]

Era nell'aria da tempo. Nessuno di noi c'era mai stato, ed una "classica" del gruppo del Bianco come il Dente del Gigante prima o poi la si doveva fare.
Meglio prima. Sabato pomeriggio siamo saliti con una delle ultime funivie, al Rifugio Torino. Splendida accoglienza, lauta cena e a nanna, domani Paolo ha deciso che la sveglia suonerà alle 4!!
Dopo una notte tutto sommato buona, alle 4 siamo in piedi e un'oretta dopo siamo già con i ramponi ai piedi sulla traccia che attraversa il Colle del Gigante. In un'ora esatta siamo al colletto in cima al ripido (45°) canalino nevoso e in un'altra oretta siamo alla Gengiva, all'attacco della via. Ma il vento, non fortissimo, però abbastanza tagliente e la bassa temperatura ci fanno desistere dall'aggredire subito il Dente. L'idea originale era di salire per la Geant Branchè, ma con mani gelate e piedi insensibili come superare tratti di V+? La verità e che forse siamo all'attaco con due ore di anticipo... Aspettiamo che faccia un po' più caldo. Renzo intanto da forfatit: oggi non è in forma, freddo o non freddo.

[Sulle placche Burgener]

Verso le 8 arriva una prima cordata (un francese con francesina _non carina_ al seguito). Senza il minimo tentennamento indossano le scarpette e si portano all'attacco della normale. Sotto sono in arrivo altre cordate. Paolo ed io ci guardiamo negli occhi: siamo ancora belli gelati, ma non saremo mica delle femminucce no? Almeno la normale la si deve fare! In men che non si dica siamo a ruota dietro ai due francesi. Fino alle placche Burgener è stata una vera sofferenza. Io ho addirittura provato ad arrampicare con i guanti da sci!! Dalle Placche, grazie al movimento che ci ha scaldato, le cose cambiano. Saliamo in alternata (per me è la prima volta) e velocemente tanto che alle 9e50, dopo un'ora e tre quarti di salita, scavalcata la Punta Sella, siamo accanto alla madonnina posta in vetta.

[La punta Sella ed il Monte Bianco]

In cima godiamo di un panorama fantastico senza una nuvola all'orizzonte. Per la discesa decidiamo di seguire i francesi che si calano dalla parete Sud (invece che dalla normale o dalla Burgener come fanno in tanti). Sono 3 lunghisime calate verticali e quasi completamente nel vuoto. Facciamo la prima. Comincio a recuperare le corde ma dopo una decina di metri il nodo di giunzione si incastra nella (credo) unica fessura presente in parete: corda bloccata. Non si va più nè su nè giù.
La speranza era che gli spagnoli che erano lì accanto a me prima che mi calassi si rendesero conto del problema e facessero qualcosa per risolverlo. Ma questi vedendo la corda ferma immobile nell'anello di calata per lungo tempo, non sapendo cosa fare, hanno deciso di scendere dalla normale. Ci è voluta un'ora e mezza di tempo, fermi su una cengia a metà parete, e non so quante cordate passate e andate via, prima che altri 2 spagnoli si rendessero conto che forse qualcuno là sotto aveva bisogno un aiuto. Questi in pochi istanti hanno ritirato su la corda quela tanto che bastava per liberare il nodo dall'incastro e farci proseguire la manovra di recupero. Sollievo mio e di Paolo. Da quel momento fortunatamente tutto è andato liscio e alle 15 e 30 eravamo tutti sani e salvi al Rifugio Torino a bere una birra con i nostri "salvatori". Un sentito ringraziamento va a ugo e Charlie. Bravi!!
Noi abbiamo intanto imparato alcune cose che saranno sicuramente messe a frutto nelle prossime ascensioni.

[Tutte le foto]